Incisore

Mario Avati

Principato di Monaco, 1921 - 2009

Mario Avati OPERE


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MARIO AVATI BIOGRAFIA


Mario Avati artista

Mario Avati è stato un pittore e incisore italiano tra i più significativi della seconda metà del Novecento e uno dei maggiori interpreti della maniera nera dopo Yozo Hamaguchi. Nato a Monaco il 27 maggio 1921 da famiglia italiana, Mario Avati si trasferì da giovanissimo in Francia, dove intraprese il suo percorso formativo frequentando prima la Scuola di Arti Decorative di Nizza e poi la prestigiosa Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Si diplomò giovanissimo e, già nel 1947, fu influenzato dal maestro Édouard Joseph Goerg, figura centrale nel panorama dell'incisione e dell’illustrazione francese. Fu in questo periodo che Mario Avati iniziò a sperimentare le tecniche dell'acquaforte e dell’acquatinta.
Nel decennio successivo, la carriera di Mario Avati fu caratterizzata da una continua e intensa ricerca tecnica e stilistica che lo portò ad approfondire la complessa arte della maniera nera. Nel 1957 si affermò come uno dei massimi esponenti internazionali di questa tecnica, che divenne il marchio distintivo della sua produzione artistica. Jean Adhemar, storico dell'arte, descrisse le opere di Mario Avati come “un universo strano e devastato”, sottolineando la capacità dell'artista di infondere profondità e mistero anche in soggetti apparentemente semplici come nature morte, frutti, strumenti musicali, fiori e animali.
Un tratto distintivo di Mario Avati era la sua meticolosa attenzione ai materiali: impiegava quasi esclusivamente carta di stracci di altissima qualità e seguiva personalmente tutte le fasi del processo litografico, consapevole della delicatezza e fragilità del mezzotinto. Questo perfezionismo contribuì alla qualità straordinaria delle sue opere.
Nel 1955 Mario Avati raggiunse una rilevanza internazionale grazie a importanti mostre a Londra, New York, Los Angeles e Tokyo. Nel 1965 la Galleria Paul Proute di Parigi ospitò una delle più importanti e ampie retrospettive della sua carriera, occasione nella quale l’artista inviò personalmente agli amici e collezionisti una raffinata brochure illustrata alla maniera nera. Nel 1967 avviò una collaborazione con il Tamarind Institute, rinomato laboratorio di litografia dell'Università del New Mexico.
Dal 1969 in poi, pur mantenendo la tecnica della maniera nera, Mario Avati si dedicò anche al colore, introducendo acquerelli nelle sue incisioni. Durante la sua carriera ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui il Premio della Critica del 1957, la medaglia d’oro alla prima Biennale d’incisione di Firenze nel 1969 e il premio Nahed Ojjeh dell’Accademia di Belle Arti nel 1997. Fu membro della Società dei pittori e incisori francesi e del Comitato nazionale dell’incisione francese.
Mario Avati si spense a Parigi nel 2009, la città dove visse e operò per la maggior parte della sua vita e che rimase sempre al centro della sua carriera artistica.

Maniera nera

La maniera nera, conosciuta anche come mezzotinto, è una delle tecniche incisorie più affascinanti e sofisticate sviluppate nella storia dell’arte. Questa tecnica si distingue per la capacità di creare un’intensa gamma di toni, dai neri profondissimi alle sfumature più delicate, rendendo possibile un gioco raffinato di luci e ombre. La maniera nera si realizza partendo da una lastra di metallo completamente "morsurata" con il rocker fino a ottenere una superficie ruvida capace di trattenere inchiostro e produrre un nero uniforme. L’artista agisce poi con strumenti specifici per levigare selettivamente alcune aree, creando così i toni più chiari.
Proprio per questa capacità di ottenere contrasti estremamente netti e atmosfere suggestive, la maniera nera si è affermata come tecnica privilegiata per soggetti carichi di pathos e di effetti chiaroscurali intensi. Nel Novecento, autori come Mario Avati hanno contribuito a una sua significativa rinascita, reinterpretandola in chiave moderna e applicandola prevalentemente a nature morte e composizioni di grande rigore formale e poetico. La maniera nera rappresenta quindi non solo una tecnica, ma anche un linguaggio visivo capace di evocare profondità e mistero.

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