Zoran Music, pittore e incisore sloveno, è uno degli artisti più noti e ammirati del XX secolo. Nato nel 1909 a Boccavizza, un piccolo paese vicino a Gorizia, in una famiglia di lingua slovena, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo dell'arte. La sua vita e la sua opera sono state segnate da esperienze straordinarie e drammatiche che hanno influenzato profondamente il suo stile artistico. Dopo aver completato gli studi presso l'Accademia dell'Arte di Zagabria nel 1934, Zoran Mušič intraprende una serie di lunghi viaggi attraverso l'Europa. Durante questo periodo, trascorre del tempo a Madrid, dove viene ispirato dalla pittura spagnola e visita i grandi musei come il Prado e l'Escorial. Questo viaggio segna l'inizio di una nuova fase nella sua pittura, con il paesaggio della vecchia Castiglia che risveglia in lui il ricordo della sua terra dalmata.
Tuttavia, la vita di Zoran Mušič subisce una svolta drammatica durante la seconda guerra mondiale. Nel novembre 1944, viene arrestato dalla Gestapo a Trieste con l'accusa di collaborazionismo e deportato nel campo di concentramento di Dachau. Nonostante le circostanze estremamente difficili e pericolose, Zoran Mušič riusce a disegnare segretamente la vita nel campo. Ventiquattro dei suoi disegni, datati e firmati Dachau 1945, sono stati recentemente scoperti e rappresentano un documento toccante della tragedia vissuta durante la prigionia. Questi disegni sono ora custoditi nel Museo Revoltella di Trieste e testimoniano la capacità dell'artista di trasformare l'orrore in arte.
Dopo la sua liberazione nel 1945, torna in Italia e si stabilisce a Venezia, dove sposa Ida Barbarigo Cadorin, che diventa la sua musa ispiratrice per tutta la vita. Venezia e i paesaggi circostanti diventano una fonte d'ispirazione per le sue opere successive. Nel 1950 vince il Premio Gualino alla Biennale di Venezia e successivamente il Premio Parigi nel 1951, confermando il suo talento e il suo riconoscimento a livello internazionale.
La pittura di Zoran Mušič subisce una continua evoluzione nel corso degli anni. Dalla rappresentazione dei paesaggi dalmati della sua giovinezza, si concentra sempre più sull'ambiente circostante, abbandonando i canoni della tridimensionalità. Vene influenzato dagli elementi dei mosaici e delle icone bizantine presenti a Venezia e studia l'astrazione lirica francese durante il suo soggiorno a Parigi negli anni '50. Una delle serie più acclamate di Zoran Mušič, intitolata Noi non siamo gli ultimi (Nous ne sommes pas les derniers), è datata tra il 1970 e il 1976. Questa serie rappresenta la trasformazione dell'orrore e dell'inferno della prigionia nel campo di concentramento di Dachau in documenti di una tragedia universale. Queste opere hanno avuto un enorme successo e sono state apprezzate dalla critica.
Le opere di Zoran Mušič sono state esposte in numerose mostre internazionali e sono presenti nei più importanti musei del mondo, tra cui l'Italia, la Slovenia, la Francia, la Spagna, la Germania e gli Stati Uniti. La sua capacità di catturare l'essenza della tragedia e dell'umanità nei suoi dipinti e disegni ha reso la sua arte un testimonianza potente e commovente della condizione umana. Zoran Mušič, conosciuto anche come il pittore dei cavallini per il suo ricorrente soggetto dei cavalli, ha lasciato un'eredità duratura nel panorama artistico mondiale. La sua capacità di trasformare l'orrore in bellezza e di cogliere l'essenza dell'umanità in modo così profondo e toccante lo rende un artista unico e indimenticabile.
Zoran Mušič si spegne il 25 maggio 2005, ma la sua opera continua a ispirare e a commuovere coloro che hanno la fortuna di scoprire il suo straordinario talento artistico e la sua profonda sensibilità verso l'umanità. La sua biografia è un testamento della forza dell'arte nel dare voce a coloro che sono stati oppressi e nel rivelare la bellezza anche nelle circostanze più oscure.