Mirella Bentivoglio è stata un'artista, scultrice, poetessa, critica, performer e curatrice italiana nonché fondatrice della ricerca verbovisuale in Italia e nel mondo.
Nasce a Klagenfurt (Austria) nel 1922 da genitori italiani, il padre Bertarelli era scienziato presso l'Università di Pavia. Trascorre gli anni d'infanzia a Milano, mentre compie i suoi studi nella Svizzera di lingua tedesca e nel Regno Unito presso l'Università di Sheffield e Cambridge fino allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, ricevendo così non solo un'educazione multilingue, ma anche un'istruzione di respiro internazionale che ha poi espresso perfettamente anche nelle sue opere.
Il resto della sua vita lo trascorre vivendo e lavorando a Roma, ma viaggiando spesso per passione e per lavoro. Diviene una vera e propria icona di femminilità artistica del suo tempo, ammirata e richiesta in tutto il mondo, e dove non la cercavano direttamente, giungeva lei con un turbine di idee.
Nel 1949 sposa il professore esperto di diritto e scrittore Ludovico Matteo Bentivoglio, del quale decide di sua spontanea volontà di assumere e mantenere il cognome. Insieme hanno tre figlie, ma l'artista rimane vedova nel 1980.
L'idea innovativa di unire le immagini alle parole è stata una ricerca continua, ripresa e rivoluzionata dal Futurismo italiano, che già aveva usato e osato unire parola e immagine, ma che di femminile rifuggiva tutto. Ma gli anni del Futurismo sono passati, e Mirella Bentivoglio unisce un tocco femminile (ma non necessariamente femminista) alle sue opere, unendosi magistralmente alle neoavanguardie artistiche mondiali della seconda metà del XX secolo, divenendone persino protagonista. Del femminismo degli anni Sessanta e Settanta condivide gli ideali, ma il suo attivismo non esce mai più di tanto dai contorni dei suoi libri e delle sue opere scritte e visive.
Collabora con varie e numerose artiste connazionali e internazionali, sempre con sperimentazioni estremamente riuscite.
La sua arte, fin dagli esordi e dalle sue stesse parole, vuole unire parole e lettere dando vita alla cosiddetta Poesia Concreta o Poesia Visiva, coniugando e associando più liberamente o secondo certi schemi parole e immagini, lettere e visioni. La presenza femminile è così preponderante da divenire fino ad oggi un vero e proprio punto di riferimento per l'arte di genere.
Inizialmente Mirella Bentivoglio si dedica alle poesie, le sue raccolte iniziali come Giardino e altre che vengono edite da Scheiwiller. Dopo essersi avvicinata alla critica d'arte, nel 1968 ottiene l'abilitazione all'insegnamento di Estetica e Storia dell'arte nelle Accademie italiane.
A partire dagli anni '60 si muove verso una forma personale di poesia-oggetto, mentre dagli anni '70 in poi espande gradualmente le sue performance fino alla poesia d'azione e alla poesia ambientale.
La sua ricerca verbo-visuale consiste nella realizzazione di veri e propri interventi artistici di tipo linguistico su oggetti di vario tipo. Ne è un esempio l'opera 'Oltre andare', una semplice frase, una breve poesia su un piccolo quadrato di marmo realizzato nel 1995. Le Litolattine sono invece realizzate interamente in metallo nel 1998.
L'estro di Mirella Bentivoglio passa anche per la tela e per la scultura. Come dimenticare L'Uovo di Gubbio, l'Albero Capovolto e il Libro-campo.
Tra le poesie da ricordare assolutamente Gabbia, Il cuore della consumatrice ubbidiente e Ti amo. Il concetto-oggetto-parola 'uovo' in particolare è messo in mostra e usato da Mirella Bentivoglio come archetipo, potremmo dire, della creazione del tutto e simbolo dell'origine. Non a caso abbiamo molte opere a tema, oltre la già celeberrima citata, come Operazione Orfeo (L’uovo nella caverna), Da uovo a zero, Hyper Ovum, Il seme di o.
In definitiva possiamo dire che il suo è un gioco con il linguaggio e gli oggetti e con la frammentazione e lo spostamento di entrambi. Una frammentazione delle regole stesse dell'arte.
Poesia visiva