Giuseppe Ajmone was an Italian painter. He was born on 17 February 1923 in Carpignano Sesia, son of Piero and Natalia Geranzani. His childhood was marked by crucial events: the death of his mother in 1931 and his move to Novara with his father. These events profoundly influenced his personal and artistic development.
Giuseppe Ajmone's career is dotted with successes and awards. In 1951, he won the prestigious "Senatore Borletti Prize" for young Italian painting. He participates in numerous editions of the Venice Biennale and exhibits in international exhibitions in Sao Paulo, Tokyo, Pittsburgh, Copenhagen, Dortmund, Nuremberg and Buenos Aires, establishing himself as one of the most influential Italian artists of his generation.
In 1982, Giuseppe Ajmone moved to Romagnano Sesia, where he continued to work and live until upon his death on 8 April 2005. Here he created some of his most significant works, including the series of "drowned nudes", inspired by local news events.
His life and Giuseppe Ajmone's works represent an important chapter in the history of twentieth-century Italian art. His intense and profound artistic research has left an indelible mark on the Italian and international cultural panorama, testifying to his commitment to transmitting, through art, the deepest human emotions and experiences.
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Giuseppe Ajmone, uno degli artisti più significativi della pittura italiana del Novecento, nasce il 17 febbraio 1923 a Carpignano Sesia, un piccolo comune del Novarese. La sua formazione artistica e personale è segnata da esperienze che lo guideranno a diventare un punto di riferimento nella scena artistica italiana. Ajmone, fin dall'inizio, ha saputo combinare una profonda sensibilità estetica con una visione personale dell'arte.
Fin da giovane Giuseppe Ajmone dimostra una predisposizione naturale verso l'arte. La sua prima esperienza formativa avviene presso lo studio dello scultore Riccardo Mella, che lo introduce al disegno e al modellato. Questo periodo segna una prima svolta per Ajmone, che comprende l'importanza della tecnica e del rigore nel lavoro creativo. Nel 1941, dopo aver perso tragicamente il padre, Ajmone si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Brera, dove frequenta i corsi di Achille Funi e Carlo Carrà. Questi due maestri avranno un ruolo fondamentale nella formazione del linguaggio pittorico di Giuseppe Ajmone. Funi gli trasmette il classicismo italiano, mentre Carrà lo introduce alla cultura visiva del Futurismo e della Metafisica.
Durante il periodo braidense, Ajmone artista stringe amicizie significative con altri giovani artisti emergenti come Bruno Cassinari, Ennio Morlotti e Cesare Peverelli. Questi rapporti favoriscono uno scambio di idee e un fermento culturale che caratterizza la Milano dell'epoca, con Brera come fulcro delle attività artistiche. In questo contesto, Giuseppe Ajmone sviluppa una pittura inizialmente vicina al postcubismo picassiano, come si può osservare in opere come "Ritratto di vecchia" del 1944, dove l'atmosfera drammatica della guerra è raccontata con un linguaggio maturo e personale.
Nel 1946, Giuseppe Ajmone è tra i firmatari del Manifesto del Realismo, noto anche come "Oltre Guernica", pubblicato sulla rivista Numero. Questo manifesto, firmato insieme a Bergolli, Morlotti, Dova e altri, rappresenta un momento cruciale per Ajmone , che inizia a definirsi all'interno del panorama artistico italiano come un pittore impegnato a teorizzare una forma attuale di realismo. Parallelamente, Ajmone avvia una collaborazione con la casa editrice Einaudi come curatore della veste grafica dei libri, suggerendo la partecipazione di artisti contemporanei per le copertine delle pubblicazioni. Questo lavoro permette all'artista di entrare in contatto con intellettuali di spicco come Cesare Pavese, Italo Calvino e Natalia Ginzburg.
Gli anni Cinquanta segnano per Giuseppe Ajmone una fase di crescita e consolidamento. Nel 1951 vince il prestigioso "Premio Senatore Borletti" per la giovane pittura italiana, un riconoscimento che lo consacra tra i protagonisti dell'arte italiana del dopoguerra. Ajmone partecipa alla Biennale di Venezia nel 1948, 1950 e 1952, consolidando la sua presenza anche a livello internazionale con mostre alla Biennale di San Paolo e alla Biennale di Tokyo. In questi anni, Ajmone sviluppa un linguaggio pittorico che supera il postcubismo, avvicinandosi a una visione più lirica e personale della realtà.
La pittura di Giuseppe Ajmone si caratterizza per una sensibilità cromatica particolare, con influenze francesi, in particolare da Braque e Matisse. Opere come Frutta del 1954 dimostrano questa sintesi, dove il colore assume un ruolo preponderante e il realismo si fonde con una dimensione poetica. Ajmone esplora anche i temi della natura e del paesaggio, ispirandosi al giardino circoscritto del suo studio milanese. Questa esperienza si traduce in tele dove la luce e il colore dialogano in modo intenso, come nel celebre ciclo dedicato agli hortus conclusus degli anni Cinquanta.
Negli anni Sessanta, Ajmone continua a evolversi artisticamente. Nel 1962 è invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale, dove espone opere recenti, dimostrando una costante ricerca e una spiccata capacità di rinnovamento. Tra le opere più rappresentative di questo periodo si distingue Il grande fiume, un quadro di straordinaria potenza espressiva, in cui il paesaggio perde i suoi connotati realistici per diventare pura emozione e luce. Ajmone mantiene sempre una connessione con la realtà, ma la sua pittura trascende la rappresentazione oggettiva per approdare a una dimensione lirica e spirituale. Gli anni Settanta e Ottanta vedono Giuseppe Ajmone partecipare a numerose esposizioni personali e collettive, sia in Italia che all'estero. In questi decenni, Ajmone affronta con intensità il tema dei nudi, realizzando opere di straordinaria bellezza e intensità. Nel 1982 espone alla Permanente di Milano la serie dei "grandi nudi annegati", ispirata a un tragico fatto di cronaca avvenuto a Romagnano Sesia. Queste opere dimostrano la capacità di Giuseppe Ajmone di trasformare la sofferenza umana in arte, esplorando la dimensione tragica della vita con sensibilità e profondità.
Ajmone prosegue la sua attività fino agli anni Duemila, partecipando a importanti mostre antologiche e collettive. Nel 2000, espone presso la Galleria Montrasio a Monza e alla Permanente di Milano nella collettiva Miracoli a Milano. L'ultima grande mostra personale di Giuseppe Ajmone si tiene nel 2004 alla Galleria Montrasio Arte di Milano, segnando la conclusione di una carriera lunga e straordinaria. Ajmone muore l'8 aprile 2005 a Romagnano Sesia, lasciando un'eredità artistica di inestimabile valore.
Giuseppe Ajmone ha attraversato con coerenza e sensibilità tutto il Novecento, lasciando un segno indelebile nella pittura italiana contemporanea. La sua opera è caratterizzata da una profonda ricerca della luce e del colore, unita a un realismo lirico che rende ogni quadro un frammento di poesia visiva. Ajmone ha saputo coniugare tradizione e innovazione, sperimentando nuove forme espressive senza mai perdere la propria identità.