Arte concettuale

Vincenzo Agnetti

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Vincenzo Agnetti Artista


Vincenzo Agnetti pittore

Vincenzo Agnetti è stato un artista e poeta italiano ed è considerato uno dei massimi esponenti dell'arte concettuale italiana. Vincenzo Agnetti nasce a Milano nel 1926. Nel capoluogo lombardo si diploma all'Accademia di Belle Arti di Brera e frequenta la scuola del Piccolo Teatro, dove conosce Bruna Soletti che diventerà presto sua collaboratrice e compagna di vita. Inizia il suo percorso artistico nell'ambito della pittura informale e della poesia. Delle opere giovanili di Vincenzo Agnetti è rimasto, purtroppo, ben poco.
Intorno alla metà degli Anni '50, partecipa intensamente alle attività della Galleria Azimut insieme, tra gli altri, a Enrico Castellani, Agostino Bonalumi e Piero Manzoni. Nello stesso periodo scrive anche per la rivista Azimut, esordendo con 'Non commettere atti impuri'.
Nel 1962 si trasferisce con la famiglia in Argentina per lavorare nel settore dell'automazione elettronica. Mantiene i rapporti con il mondo artistico milanese e specialmente con Piero Manzoni, con il quale avvia un intenso scambio epistolare. Quello argentino è un periodo ben poco prolifico per l'arte di Agnetti, demotivato dal distacco da casa e dai frenetici ritmi di lavoro.
Abbandona definitivamente l'Argentina nel 1967 e torna finalmente a Milano, dove si riaccende la sua passione per l'arte. Compirà altri viaggi in Norvegia, in Qatar e negli Stati Uniti, ma resterà solidamente ancorato alla sua città natale per tutto il resto della vita.
Nel capoluogo lombardo, Vincenzo Agnetti riallaccia i contatti con Vanni Scheiwiller, celebre critico d'arte ed editore del tempo. É proprio nella collana DeNarratori di Scheiweller che pubblica il romanzo Obsoleto, un'opera rivoluzionaria ed estremamente criptica, con numerose incursioni grafiche. Questo romanzo segna l'inizio di un lavoro di riflessione e ridiscussione del linguaggio e della parola. Le opere di Vincenzo Agnetti, infatti, mirano a sovvertire i canoni della fruizione tradizionale, approdando ad un'arte di matrice rigorosamente concettuale.
Sempre nel 1967, ha luogo la sua prima mostra, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove espone l'opera Principia, con la quale cerca di rappresentare visivamente l'ambiguità del linguaggio. Tale creazione consiste in un pannello di legno dipinto di bianco con su scritte delle parole. Il pannello è dotato di un cursore che, se spostato orizzontalmente, modifica i rapporti tra le varie parole.
Nel 1968 una delle opere di Vincenzo Agnetti viene esposta alla Galleria Visualità. Si tratta della suggestiva Macchina Drogata, una calcolatrice Olivetti dove i numeri sono stati sostituiti dalle lettere dell'alfabeto.
Nel 1970, utilizzando le conoscenze e le esperienze maturate dal suo precedente lavoro in Argentina, crea la scultura Neg, con la quale aspira a vitalizzare il negativo. Il Neg è un giradischi stereofonico modificato in modo da bloccare il segnale del suono. Questa modifica dovrebbe permettere al fruitore di ascoltare le pause della musica e di assaporare il silenzio.
Agli inizi del 1971, Vincenzo Agnetti espone alla Galleria Blu di Milano una serie di feltri e assiomi, inaugurando una nuova fase artistica. I feltri sono essenzialmente dei pannelli incisi a fuoco o dipinti con del colore, raffiguranti ritratti e paesaggi. Gli assiomi, invece, sono delle lastre di bachelite trattate con colori ad acqua o nitro. In entrambi i casi è la parola (incisa o dipinta), nei suoi arzigogoli, nelle sue contraddizioni e nei suoi paradossi, la vera protagonista dell'opera. Nel 1972 partecipa alla sua prima Biennale di Venezia (replicherà l'esperienza nel 1974, 1976, 1978 e 1980). Nello stesso anno è invitato a Documenta 5, a Kassel.
Nel 1973 l'opera di Vincenzo Agnetti Tempo Azione viene esposta alla Galleria Verna di Zurigo. Si tratta di una serie di sette disegni che aspirano a confinare nello spazio il concetto di tempo. Sempre nello stesso anno, termina il Progetto di un Amleto Politico, un'opera concettuale nella quale sessanta bandiere nazionali incorniciano il palco, sul quale Agnetti recita un monologo fatto unicamente di serie numeriche. Con questa installazione l'artista lombardo vuole esprimere l'esigenza della creazione di un linguaggio universale che possa accomunare tutti i popoli e rimuovere ogni barriera. Nel medesimo periodo, Vincenzo Agnetti apre uno studio a Manhattan, dove si recherà spesso nei successivi anni.
Nel 1975, nella Galleria Feldman di New York, si tiene la sua prima mostra statunitense.
La sua produzione artistica prosegue senza sosta (con altre opere come Mass Media e Elisabetta di Inghilterra) fino alla fine degli Anni '70, quando inizia a dedicarsi principalmente alla poesia.
Nel 1978 pubblica Machiavelli 30, un'antologia poetica corredata di immagini delle sue opere.
Tra il 1978 e il 1981 crea le cosiddette Photo-graffie: carta fotografica trattata ed esposta alla luce, segnata da graffi. Nello stesso filone si colloca l'opera Le Quattro Stagioni, esposta nel Padiglione d'Arte Contemporanea di Milano sul finire del 1980.
Vincenzo Agnetti muore a Milano nel 1981.

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